
UN SOGNO INTERROTTO
Un sogno interrotto a 100km
Dentro il cuore e la testa di un atleta
La mia esperienza al Mondiale giovani cavalli di Jullianges 2025
Ho scelto di partecipare a questa competizione in quanto la mia puledra Jalshain ha compiuto otto anni e ha concluso le competizioni precedenti con buoni risultati e senza aver mai subito un‘eliminazione.
Mi sono fin da subito resa conto che la prova è stata grande e che io non sono una professionista. Per me concludere questa competizione sarebbe stato importante, è un sogno che ho maturato da più di un anno, per questo motivo il tempo ritagliato per l’allenamento è quello privato alla mia famiglia o in parte all’attività lavorativa. Durante la preparazione ci sono stati molti momenti in cui i dubbi di aver preparato correttamente hanno bussato alla mia porta (avrò fatto giusto? Sarà sufficiente? Ho valutato ogni opzione?), mi sono sentita spesso sola. Mi sono ben presto resa conto che avrei capito sulla mia pelle e quella della mia cavalla se il lavoro svolto sarà stato corretto.
Martedì sera (29 luglio 2025) si parte in direzione Jullianges, un viaggio che durerà 8 ore.
Durante le otto ore ripercorro mentalmente il piano di allenamento fatto: quattro mesi di intenso lavoro cheè stato studiato in tutte le sue parti nel dettaglio. Mi auguro che la cavalla non soffra la trasferta, che apprezzi l’acqua diversa del posto, e che si senta a sua agio una volta arrivati.
Siamo finalmente arrivati, con stupore, siamo i primi a sentire l’aria fresca dell’alta Loira. Jalshain è serena, consapevole, e si lascia maneggiare e gestire facilmente, infatti le giornate prima della corsa, che si terrà sabato 2 agosto 2025, si scandiscono seguendo il ritmo naturale degli eventi, con gli orari dati dagli organizzatori che sono stati impeccabili.
Il venerdì si è tenuta la cerimonia di apertura che è stata davvero emozionante. Abbiamo sfilato (me e il mio team) in carrozza davanti al pubblico. Non posso nascondere di essermi sentita nuovamente sola, la pressione di rappresentare la mia nazione (Svizzera) è molta, fortunatamente i miei compagni di viaggio: mio marito Alan, il mio maniscalco Stefano e il mio veterinario Matteo hanno saputo allegerire la situazione con del simpatico umorismo. La mia testa è già a domani, attendo solo che le ore scorrano.
Finalmente è sabato, mi alzo alle 05:30, piove e fa freddo. Nella zona box c’è un po‘ di trambusto in quanto non si può uscire dall’area FEI (box) prima delle 06:30. L’aria che si respira è di tensione: team all’opera e cavalieri silenzioni. Jalshain viene sellata e capisco guardandola negli occhi che è pronta, mi aspetta nel mentre passeggia con Stefano.
Infinito il tempo prima della fatidiche 06:50, monto in sella, provo adrenalina mista a paura e tensione, mentre ci incamminiamo nella pista dell’ippordromo che sarà protagonista di uno start con 82 cavalli.
Mi focalizzo sul rimanere concentrata, sono le 06:58, per un momento trattengo il fiato, penso dentro di me che in questo momento potrei morire, mi concentro di nuovo, cerco il mio posto e scoccano le 07:00, si parte!
I cavalli partono tutti al galoppo, nessuno parla, si percepisce unicamente il rumore degli zoccoli sul terreno che annunciano l’arrivo di un’ondata di energia.
Concludo il primo anello di 35.5km senza neanche rendermene conto, ricordo solo molta nebbia e aria fredda. Alla cooling area c’era un ingorgo per non parlare all’entrata in cancello essendo arrivati molti binomi nello stesso momento. Completamente fradicia, mi sento felice di passare positivamente il primo cancello su un percorso tecnico, difficile e molto molto impegnativo. Jalshain sta benone e non vede l’ora di ripartire.
Nel mentre che lascio Jalshain alle cure ai miei groom io mi allontano un momento.
Per un brevissimo istante cado nell’overthinking (pressione, emozioni, nausea, lacrime, etc.) decido però di non lasciarmi andare, mi ricordo le motivazioni che mi hanno portato a Jullianges, sospiro, mi ricompongo e si riparte.
Stavolta sono 33.5km il sole fa capolino il percorso sembra non concedere tregua, ogni falcata é impegnativa e noi stiamo galoppando veloce, non ho modo di condurre la cavalla più adagio, mi sento in un fiume nel quale sto cercando di rimanere a galla.
Jalshain corre forte ma sicura di se stessa e il ritmo é buono. Mentre raggiungo nuovamente l’ippodromo realizzo che il lavoro svolto in allenamento ha portato i suoi frutti.
Secondo verdetto pienamente positivo, la cavalla sta benone e il cartellino parla chiaro: tutto A e 1, inoltre all’uscita del cancello ci fanno il „Hyposensitivity Control System“ che la cavalla supera senza nessun problema.
Partiamo per il terzo anello ora il sole é caldo ma l’aria é fredda, per questo tengo la giacca. Sto affrontando 31 km e penso tra me e me che sarà dura, ma con mio grande stupore la cavalla non cambia il ritmo e continua convinta nella sua corsa. Sento che siamo un tutt’uno, lei mi sente, io la sento.
Nuovamente concludiamo il cancello veterinario positivamente, con un ottimo cartellino.
Fino a quel momento non mi ero focalizzata sulla posizione in classifica in cui mi trovavo, avevo dato il massimo per condurre la cavalla al meglio. Dentro di me si muove qualcosa. Mancano solamente 20km, il mio sogno è molto vicino al suo compimento. Voglio ben sperare, comincio a credere, comincio a percepire l’adrenalina che la cavalla aveva invece dall’inizio della corsa.
Durante questa pausa la meteo ha „girato“ più volte, vento freddo, sole caldo, nuvoloso. Insieme al team ci sorgono delle domande sulla gestione dell’ultima pausa (la cavalla avrà avuto freddo? Non dovevamo usare il ghiaccio?). Fortunatamente Jalshain mangia serenamente e in abbondanza, mentre Stefano deve occuparsi di riferrarla in quanto dopo 100km, ben 8mm di ferri erano stati completamente consumati.
Si entra al riesame con un po‘ di agitazione, non ho preoccupazioni in merito alle gambe della cavalla, sono forti. Il veterinario ci prende il cuore e ci invita a trottare.
Al veterinario non piace come ho condotto il trotto, mi chiede di svolgerlo una seconda volta, entro nella mia testa nello sgomento più totale, non capisco cosa non va bene. Durante il secondo trotto accuso la fatica della gara e la cavalla mi trotta avanti come un coccodrillo con le orecchie indietro e gira la testa verso di me per mordermi e farmi capire che devo sbrigarmi.
Nulla, la commissione veterinaria decide di farci trottare nuovamente una terza volta. Mi viene chiesto di trottare lentamente, purtroppo io so che questo non è possibile ma ci provo con tutte le mie forze e Jalshain si comporta come in precedenza.
Qui arriva quello che mai avrei creduto: SIAMO ELIMINATI per BAD PRESENTATION.
La mia cavalla sta male? No. Questa è l’unica risposta.
Inoltre veniamo invitati a recarci in clinica senza nessuna motivazione, penso nella mia testa se la giustificazione potesse essere un rischio di metabolico? Un metabolico già in corso? In clinica la cavalla ha 54 di cuore. Ci viene chiesto di poterle fare una flebo di liquidi di 10L. Conclusa la flebo ci lasciano andare e la cavalla mangia, beve ed è serena.
Per un momento ho messo in disparte l’eleminazione concentrandomi unicamente sul benessere di Jalshain, ma vedendo le sue condizioni di salute inizio a pensare a quanto accaduto.
Commento l’eliminazione e onestamente non capisco … mia incompetenza? Non ho dato peso a come farla trottare? È sicuramente possibile…
Sono dispiaciuta, senza parole. Il dispiacere é cosi grande che sembra la stessa nebbia che stamattina avvolgeva tutto il paesaggio e i cavalli sul percorso. Penso a Jalshain e al mio team, sono dispiaciuta non aver portato a casa questo risultato, sorpatutto per lei, la mia cavallina meritava di più.
Non posso fare altro che, accogliere quest‘amara sconfitta.
Rientrata a casa ho immediatamente svolto degli esami del sangue in quanto volevo avere delle risposte, che non avrebbero cambiato la sentenza ma per me sono importanti. Il risultato di queste analisi?
I parametri dell’emocromo, della chimica degli elettroliti sono perfetti! Nessun danno muscolare, epatico o renale… nessun METABOLICO.
Devo ammettere, mi sento meglio.
A conclusione della corsa ho avuto bisogno di una settimana per ordinare le idee, oggi penso che é stata un esperienza meravigliosa, un‘opportunità unica nella mia vita da non professionista, penso che ho una cavalla eccezionale, che ha corso alla media che io ho deciso di fare (18 km/h) senza battere ciglio e che nonostante il percorso, stava bene. È importante per me sapere che non ho fatto del male alla mia cavalla e la cosa che ritengo essere più importante di tutto, l’ho allenata bene e lei me ne ha dato conferma.
Oggi mi fermo a fare un ultima riflessione su questa eliminazione, è stata giusta? È stata sbagliata?
Non me la sento di esprimere un giudizio, perché il regolamento é chiaro e in un mondiale viene applicato alla lettera, ma in una disciplina dove viene coinvolto un animale giovane ci può essere posto per la tolleranza? Per il buon senso? Nel motivo della mia eliminazione non viene espresso „bad presentation“ ma „metabolic e irregular gait“, anche se la cavalla non aveva nè uno nè l’altro.
Potrebbe essere uno spunto per inserirlo? Potrebbe esserci un’ammonimento al posto di un’eliminazione?
Non voglio concludere questo mio breve racconto, con pensieri negativi, quindi, cerco di trarre il meglio da quello che ho vissuto per migliorarci e per correre ancora più forti di prima. Lavoreremo sul trotto e sulla tua migliore presentazione. Lavoreremo per quanto mi sia possibile nel correre in mezzo ad gruppo, perché questo per noi é stata una grossa difficoltà .
Mi sento molto fortunata ad avere una cavalla così eccezionale e sono sicura che il tempo darà a me e il mio team la giusta ricompensa per la nostra dedizione a questa disciplina, fatta solo per veri eroi.
di Athena Andrighetto-Costantini
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